Cenni Storici

Gli storici non sono tutti d'accordo sull'origine del nome Riano. Alcuni ritengono che derivi dal latino "rivus" per via dei numerosi ruscelli che scorrevano nel suo territorio.

Data di pubblicazione:
29 Dicembre 2021
Cenni Storici

Il nome e la sua posizione geografica

Gli storici non sono tutti d'accordo sull'origine del nome Riano. Alcuni ritengono che derivi dal latino "rivus" per via dei numerosi ruscelli che scorrevano nel suo territorio. Il Ricci nella " Storia di Castelnuovo e Paesi Vicini" scrive che nelle bolle imperiali e cassinesi, Riano è chiamata Raianum e Ragianum, in quelle portuensi Rascianum.

Ruscia era l'antico nome della Serbia, e si sa che Rasciano era stata una colonia delle regioni illiriche o dalmate. Il nome rasciano può anche essere la corruzione del nome Raianum.

Il Paese sorge sopra un colle tufaceo isolato, ad eccezione della parte nord, da profondi scoscendimenti ed è a 102 metri sul livello del mare.

La prima città etrusca attaccata dai Romani fu Fidene lontana solo pochi chilometri da Roma e conquistata con uno stratagemma da Aulo Servilio che era a capo dell'esercito. Subito dopo i Romani attaccarono Veio, distante 20 chilometri da Roma e aiutate da alcune città vicine tra cui Capena. Per diversi anni i Romani combatterono contro Veio, finchè nel 306 a.C il console Mario Furio Camillo la conquistò. Vinta Veio era necessario sconfiggere Capena la cui posizione si presentava inespugnabile in quanto costruita sopra un colle isolato, con un andamento curvo a mezzaluna.

I confini di Capena erano molto estesi, il suo territorio era circoscritto dal fiume Treja, fino alla confluenza con il Tevere e dal fiume stesso. Il territorio di Capena comprendeva perciò quelli di Rignano, MorlupoCastelnuovo di Porto, Riano, Fiano, Civitella, Nazzano, Torrita, Filacciano Ponzano e S. Oreste. Contro Capena, i Romani spedirono il loro esercito, questi, visto che era impossibile prendere d'assalto la città decisero di bivaccare per due anni intorno ad essa, impedendo ogni comunicazione, devastando e saccheggiando le campagne che rappresentavano l'unica possibilità di rifornimento per i capenati i quali, vinti dalla fame, chiesero la pace.

Così Capena nel 307 a.c. fu dichiarata municipio romano; poichè parte di Riano apparteneva a Capena, anche per questo paese cessò l'era etrusca e cominciò l'era romana. Per rendere stabili le loro vittorie i Romani non abbandonavano le terre conquistate, ma le presidiavano stabilendovi delle colonie di legionari, ai quali davano in premio le terre da essi conquistate. I Romani divisero il territorio in tribù, di cui quattro urbane, dentro la città, ed altre fuori, dette tribù rustiche, tutte sulla riva destra del Tevere. In una di queste fu compreso il territorio di Riano, come dimostrano le tombe romane in esso rinvenute.


I Barbari e il feudalesimo

Quando Roma fu colpita da invasioni barbariche, non si sa quale popolazione straniera abbia occupato il territorio di Riano, in quanto mancano documenti per poter ricostruire la storia. Nel 409 con Alarico e nel 455 con Gensenico le campagne nei dintorni di Roma furono saccheggiate e incendiate.

Caduto l'impero romano d'occidente nel 476, si ebbero guerre tra i Goti e i Greci e per 20 anni Roma e le sue campagne circostanti furono esposte a lunghi assedi. Cessata la guerra dei Goti, arrivarono i Longobardi che, nel 593, si divisero nei dintorni di Roma commettendo ogni genere di delitto. Questa barbarie ebbe fine nel 774 e gli unici difensori di Roma in questo lungo periodo erano stati Papi, tra i quali Gregorio Magno e Leone III.

Ma dopo Carlo Magno e sino alla fine del IX secolo ricominciarono i disordini e le stragi. Giunsero  i Saraceni che completarono l'opera di distruzione di Roma e delle sue campagne. Da questi disordini nacque il feudalesimo; se la civiltà romana era basata sul concetto di stato e di proprietà assoluta, nella civiltà feudale esisteva solo una classe di possidenti che esercitava il diritto di sovranità. Chi sia stato il primo feudatario di Riano non si sa con certezza. Il primo documento è del 1151 ed in esso si afferma che il castello apparteneva a Guido dei Borboni figlio di Leone, ma il 7 aprile 1151 i figli di Guido, avendo ottenuto in possesso il castello lo trasferirono a titolo di eredità e di locazione al Papa Adriano IV.

Il Papa a sua volta ne trasferì il possesso ai monaci Benedettini di S. Paolo fuori le mura. All'inizio del XIII secolo, Riano apparteneva al monastero, ma il possesso non rimase pacifico perchè il Principe Stefano Colonna, signore di Castelnuovo di Porto, volendo ben definire i confini tra le sue terre e quelle di Riano, non riuscendo a farlo con le buone, nel 1321 assediò il castello di Riano e dopo un anno lo espugnò. Il castello fu distrutto e saccheggiato e gli abitanti fuggirono abbandonando case e poderi. L'Abate e i monaci di San Paolo presentarono una istanza ad un alto prelato e al re di Napoli Roberto d'Angiò affinchè persuadessero il principe Colonna a restituire il castello, ma l'accordo tra i Colonna e i monaci si concluse solo dopo 179 anni e precisamente quando nel 1491 si riuscì a definire i confini tra i territori di Riano e quello di Castelnuovo. Il monastero, ritornato in possesso del feudo di Riano riedificò il castello e le case e per ripopolarlo fece sapere che avrebbe concesso abbondanza di terre ai nuovi abitanti.

Poiché il monastero non era in floride condizioni economiche, nel 1527 lo vendette a Luigi Gaddi ed al fratello cardinale Taddeo per 29.000 scudi d'oro. I Gaddi lo possedettero per 33 anni ma del loro possesso non è rimasta alcuna traccia nel paese. Il 22 settembre 1571 per 100.000 scudi d'oro lo vendettero alla famiglia Cesiche lo mantenne per sè per 140 anni lasciando in ricordo il convento dei Frati Cappuccini. Federico, Pier Donato e Francesco Cesi il 16 febbraio 1710 lo cedettero a Francesco Maria Ruspoli per il prezzo di 219.000 scudi.

I Ruspoli ne godettero per oltre un secolo eseguendo in esso opere durature come la fonte di acqua fresca e perenne, le mura di cinta e l'unica porta di entrata ed uscita del castello, ancora oggi visibile. La famiglia Ruspoli lo vendette alla famiglia Boncompagni Ludovisi, principe di Piombino, nel 1818 per la somma di 120.000 scudi d'oro. Dal contratto di acquisto, sia il principe Ruspoli che il principe Boncompagni venne esclusa quella parte di territorio che il Cardinale Cesi aveva donato ai Frati Cappuccini, ma di cui questi si impossessarono impropriamente.

Il Principe Boncompagni Ludovisi inizialmente diede il vasto territorio in affitto a dei mercanti che sfruttavano l'opera dei rianesi. Rimasto erede, il principe Don Francesco, licenziati i mercanti, prese a coltivarlo direttamente. Entrata in vigore la legge dello scorporo con le quali la terra dei latifondisti veniva divisa tra i contadini, il principe Don Francescone cedette parte all'Ente Maremma e parte la vendette a lotti a privati, riservando per sè i poderi di Procoio Vecchio e i Casini.

Ultimo aggiornamento

Mercoledi 21 Febbraio 2024